Questo grande appartamento era originariamente un ufficio open space, affacciato indifferentemente a est come a ovest.
Contrariamente a quanto si possa pensare, non avere vincoli distributivi, se non quelli legati alla posizione degli impianti idrici, ritengo ponga sempre in condizione di difficoltà progettuale.
Perdipiù la tipologia cui appartiene questo ampio alloggio (edilizia moderna anni ’50), lo caratterizza sia per la sezione del corpo di fabbrica (ben superiore ai 12 metri), sia per queste ampie e continue vetrate che sono ben visibili nel reportage fotografico. Tutti aspetti che hanno reso difficoltoso il taglio interno degli ambienti, spingendomi verso soluzioni distributive convenzionali (e per questo meglio controllabili).
Ad ogni modo si è scelto di salvaguardare un grande spazio di ingresso e soggiorno, facendoci ruotare attorno tutti gli altri spazi, misurati invece su dimensioni più vicine agli standard abituali.
I proprietari, una coppia di amici con una figlia piccola, mi hanno dato praticamente carta bianca (cosa rara, almeno per me), e spero di essermi meritato la loro fiducia.
Anche qui, come in Milano 1995, mi sono concesso il lusso delle diagonali e della simmetria su di esse costruita. In più ho voluto dare al disegno del pavimento (listelli di rovere posati in varie giaciture) una valenza compositiva dello spazio, per me inusuale.
Anche qui, come in altri casi, mi piace sottolineare il ruolo caratterizzante svolto dal gusto personale dei proprietari: elementi di illuminazione a base di steli di rame, sparsi qua e là, in guisa di “fil rouge”.